Quando ho iniziato a pianificare il mio viaggio in Israele, sapevo di voler trascorrere almeno un giorno in Palestina. Non avendo molto tempo, è diventato per me un obbligo capire cosa vedere a Betlemme e dintorni.
Con il senno di poi forse avrei trascorso almeno due giorni in Palestina: è bastato infatti un giorno a Betlemme per farmi assaporare quell’atmosfera araba e orientaleggiante di cui sentivo la nostalgia. Varcare uno dei tanti check point che segnano il confine tra Israele e la Cisgiordania ti trasporta in un altro mondo. Un mondo fatto anche di incertezze e povertà, ma per chi da sempre come me è affascinato dal mondo arabo… è un po’ come tornare di nuovo a casa.
Dopo il Marocco e la Giordania non vedevo l’ora di tornare ad immergermi nel caos e negli odori tipici degli arabi; a Gerusalemme potete averne un assaggio nel quartiere musulmano della città vecchia.
In questo post voglio raccontarvi la giornata più forte di questo viaggio. La giornata nella quale ho attraversato il check-point che separa Israele dalla Cisgiordania, dalla Palestina. Lì dove un cartello minaccioso mette in guardia coloro che vogliono superare il confine.
Strade desertiche e polverose, panorami sconfinati fino a scorgere le acque del Mar Morto, il Monastero di San Saba incastonato nella montagna, villaggi e bambini che corrono e giocano per le strade, le colonie israeliane dai tetti rossi in lontananza. Fino ad arrivare a Betlemme, al muro di separazione, alla Chiesa della Natività in centro e all’hotel con la peggior vista al mondo: il Walled Off Hotel di Banksy.
Si cammina a fianco al muro della vergogna ammirando la street art, con il naso all’insù verso le torrette di guardia dove stanno i militari israeliani: una minaccia che letteralmente pende ogni giorno sulle teste dei palestinesi.
E poi la visita al campo profughi di Aida, lì dove la vita scorre sempre uguale fin dal 1948. Dove più di 5000 persone, nel sovraffollamento, nella mancanza di acqua e servizi, fra le intimidazioni e perquisizioni notturne dei militari, cercano di mandare avanti una vita più normale possibile.
Ma veniamo alle informazioni pratiche, perché anche capire qualcosa della geografia di questi luoghi non è così immediato.
Dove si trova Betlemme
La città di Betlemme, città santa perché considerata il luogo di nascita di Gesù, si trova a soli 10 km di distanza da Gerusalemme. Betlemme però non fa parte del territorio di Israele ma della Palestina. Anzi, di quel territorio meglio conosciuto come Cisgiordania – o in inglese come West Bank. La Cisgiordania a sua volta fa parte dei Territori Palestinesi insieme alla Striscia di Gaza.
Come arrivare a Betlemme
Vista la poca distanza da Gerusalemme, arrivare a Betlemme è abbastanza semplice – anche se a causa dei controlli ai check point può richiedere molto tempo.
Il modo più immediato per raggiungere Betlemme – ma anche altre città in Palestina – da Gerusalemme, è quello di prendere un bus dal centro città. Per raggiungere Betlemme potete prendere con soli 8 nis il bus 231 dalla Porta di Damasco. Questa soluzione pubblica vi farà viaggiare con le persone del posto e per questo i controlli ai check point – in particolare al ritorno – possono essere anche molto lunghi. Se scegliete questa soluzione, una volta scesi dal bus a Betlemme, troverete una fila di tassisti locali pronti a portarvi in giro per la città dopo aver concordato un itinerario ed un prezzo.
Quella di arrivare a Betlemme con i mezzi pubblici è un’esperienza che consiglio vivamente – anche se io non l’ho fatta un po’ per pigrizia e un po’ per timore. Ma è un ottimo modo per sperimentare in prima persona cosa significa vivere in un territorio del genere, prigionieri nella propria stessa casa, subendo umiliazioni quotidiane.
Un altro modo per visitare Betlemme, o in generale la Palestina, è quello di partecipare ad un tour organizzato. Ed è quello che ho fatto io. Essendo sola, per una questione di comodità, ho deciso di visitare Betlemme e dintorni con un tour organizzato da Green Olive Tours. Questa compagnia mi ha convinto per il carattere umanitario della sua associazione che impiega sia persone israeliane che palestinesi, destina parte dei ricavati in beneficenza e si impegna per un racconto impegnato e approfondito della realtà locale.
Questa soluzione turistica rende il passaggio dei check point più semplice e veloce.
Ecco cosa vedere a Betlemme e dintorni in un giorno, secondo la mia esperienza.
Cosa vedere a Betlemme
Monastero di Mar Saba
Un’interessante deviazione lungo il percorso prima di arrivare a Betlemme, è sicuramente quella presso questo incredibile monastero incastonato nella montagna e circondato da un paesaggio desertico. D’impatto, affascinante, fuori dal tempo.
Il Monastero di San Saba è un centro spirituale greco-ortodosso denominato così dal suo fondatore, Saba Archimandrita, e fondato nel 439. Nel momento del suo massimo splendore ospitava addirittura i 4000 monaci, mentre oggi ne ospita appena 10. L’interno può essere visitato solamente dagli uomini con delle visite guidate.
Banksy a Betlemme
Una volta arrivati nei pressi della città di Betlemme potete iniziare la caccia ad alcune delle più famose opere di Banksy. Attenzione perché in città si trovano molte copie e spesso gli originali non sono ben visibili o non si trovano nelle zone centrali. Per questo è ben partecipare ad un tour oppure affidarsi ad un tassista onesto e ben informato.
Fra le opere che ho visto c’è quella della colomba: camminando per la viuzza stretta lungo il muro di separazione dal Walled Off Hotel, troverete l’opera sull’altro lato della strada una volta raggiunto un grande incrocio. L’opera per eccellenza dell’artista inglese “il palestinese che lancia i fiori” è un altro di quei murales non facili da trovare: si trova infatti sul muro di un benzinaio lungo una grande e trafficata strada nei pressi di Beit Sahour. Sul muro di separazione, molto vicino al Walled Off Hotel, si trovano invece i due piccoli angeli che cercano di aprire un varco nella parete.
Ma cos’è invece questo Walled Off Hotel? Si tratta dell’hotel con la peggiore vista al mondo: appunto, quella sul muro della vergogna. Hotel progettato da Banksy, pieno di sue opere e con un piccolo ma interessante museo sulla storia del muro che divide Israele e Palestina e sulle vicende umane che vi girano intorno.
Muro di Separazione
Fra le cose da vedere a Betlemme sicuramente c’è il cosiddetto muro della vergogna, iniziato nel 2002 ed oggi tappezzato da murales di ogni tipo dei più grandi artisti al mondo – anche italiani.
La costruzione del muro dell’apartheid fu iniziato a seguito della Seconda Intifada che nei primi anni 2000 vide la quotidianità israeliana sconvolta da molti attacchi suicidi commessi da attentatori palestinesi. Dunque, la motivazione ufficiale per la costruzione del muro è una strategia di contenimento dei rischi per la sicurezza nazionale israeliana. Ma la vicenda è molto complessa ed ovviamente dietro a questa scusa c’è molto di più; come la continua inclusione da parte di Israele di territori palestinesi tramite insediamenti di coloni e la costante umiliazione dei palestinesi che in alcune località vedono i loro villaggi tagliati in due dal muro o dalle recinzioni.
AIDA campo rifugiati
Più che una visita, è proprio un’esperienza quella che potete fare entrando in uno dei campi profughi palestinesi. Il più famoso di Betlemme si chiama AIDA, fu aperto nel 1948 e oggi conta più di 5000 persone al suo interno. Quando pensiamo ai campi rifugiati pensiamo a polverosi campi tendati; in realtà quelli della Palestina sono ormai dei veri e propri quartieri, dei paesi, con case in muratura e talvolta attività al proprio interno. Vista la situazione sempre incerta si consiglia di visitare questi luoghi partecipando ad un tour guidato; anzi, senza guida autorizzata non credo che vi facciano proprio entrare. L’accesso al campo è reso ben visibile da una grande chiave che sovrasta l’entrata; simbolo di tutte le chiavi di casa che i rifugiati nel 1948 si portarono dietro pensando di poter rientrare presto nelle loro dimore.
Nel nostro tour abbiamo avuto modo di parlare e conoscere la realtà della comunità tramite uno dei ragazzi che gestisce il centro dove si organizzano le attività. Una realtà che viene messa ogni giorno a dura prova; pensate di vivere circondati da un muro con torrette di guardia sopra le vostre teste presidiate dai militari israeliani. Nel campo c’è anche un piccolo giardino con giochi per i bambini che adesso nessuno si sente più sicuro di frequentare; in passato, più di una volta, sono stati gettati qui dei lacrimogeni. Una vita precaria, fra scarsità di servizi e rifornimenti d’acqua, che ogni notte può essere bruscamente sconvolta dalle perquisizioni militari.
Basilica della Natività
Una volta arrivati nel centro di Betlemme cosa vedere se non la Basilica della Natività? Purtroppo la mia visita ha avuto luogo il giorno successivo al capodanno ortodosso e la chiesa era talmente invasa dai turisti che ho visto ben poco; anzi, non vedevo l’ora di uscire!
La Chiesa, il cui ingresso è gratuito, venne costruita nel 326 d.C. da Costantino nel luogo in cui secondo la tradizione nacque Gesù. L’ingresso avviene tramite un piccolo portoncino chiamato Porta dell’Umiltà. La principale “attrazione” della Basilica è la Grotta della Natività che si trova in fondo alla navata e si raggiunge tramite una stretta scalinata. Qui, il luogo esatto in cui Gesù sarebbe nato è segnalato a terra da una stella d’argento a 14 punte; in un angolo si trova invece la Cappella della Mangiatoia.
Suq di Betlemme
Ecco, se avete solo poco tempo per visitare Betlemme, oltre alla Basilica della Natività ovviamente, dovete per forza fare un giro nel colorato e confusionario mercato. Fondato nel 1929, il mercato ortofrutticolo di Betlemme è un vero e proprio teatro a cielo aperto. Qui i venditori vi accoglieranno con sorrisi e urla; uno spaccato di vita vera dove indugiare un po’ osservando le persone del posto che fanno la spesa.
Non posso che dirvi che vedere Betlemme in un giorno non è facile; il tour guidato permette di ottimizzare i tempi, ma abbiamo fatto davvero le corse. Dunque vi consiglio di dedicare alla visita di Betlemme almeno due giorni, soprattutto se decidete per una visita fai da te.
Mi spiace non conoscere le sensazioni di cui parli, non sono mai uscita dall’Europa e questi suoni e sapori non li conosco, spero di rimediare presto! Non sapevo di Banksy a Betlemme!
Prima o poi lo farai 😉