Sono ormai passati otto mesi dal nostro viaggio nei Balcani e dalla visita a Sarajevo, eppure ancora non vi avevo parlato di questa città qui sul blog.
C’ho pensato tanto ma non riuscivo a trovare la giusta direzione per raccontare cosa vedere a Sarajevo. Ora però basta pensare troppo, ho deciso che butterò giù quello che mi viene; deciderete voi se questo post servirà solo ad ispirarvi, a farvi un’idea della città, della sua atmosfera, della sua gente e della sua storia, o se utilizzare questo post come una vera e propria guida per scoprire a Sarajevo cosa vedere in due giorni.
Posso innanzitutto dire che Sarajevo è stata la città attorno alla quale è ruotato un po’ tutto il viaggio, il cardine, il fulcro emozionale e storico di questo tour on the road. Con il senno di poi sicuramente avrei trascorso una giornata in più in questa città; almeno tre giorni vi aiuteranno a visitarla e a viverla meglio.
Sarajevo, cosa vedere e cosa fare
Prima di partire avevo letto diverse guide e libri sui Balcani e visto film sulla guerra; sapevo benissimo che avrei passeggiato per le strade di una città che porta i segni di una tragedia ancora fresca. Molti edifici del centro storico sono ancora visibilmente feriti dai colpi pesanti dell’artiglieria, la periferia è incupita da palazzoni abbandonati e lasciati al degrado, i muri sono talvolta ricoperti di scritte e murales in ricordo delle vittime, e poi ci sono le famose “rose di Sarajevo”: una resina rossa che in alcuni tratti della città ricopre i solchi che le granate hanno lasciato sul selciato. Delle vere opere d’arte che trasformano un orribile passato in speranza per il futuro.
Sarajevo è una moltitudine di colori, di facce, di lingue. C’è chi va in giro lasciando scoperti solo gli occhi, chi copre solo la testa con un velo e indossa i jeans, chi potrebbe benissimo passare per italiano oppure russo. Moschee, chiese ortodosse e cattoliche a pochi passi le une dalle altre. Cimiteri bianchi a ridosso di bar dove la gente ride e scherza, e troppe lapidi che riportano il 1993/1994/1995 come data di morte. Odore di kebab e ćevapčići. La voglia di rivincita, di scrollarsi di dosso gli anni di sacrificio e paura ma allo stesso tempo l’attenzione a mantenere ben viva la memoria.
Sono diversi infatti i musei che in città ricordano i giorni dell’assedio di Sarajevo – durato dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996: la Galerija 11/07/1995, il Museo di storia contemporanea della Bosnia ed Erzegovina, il War Childhood Museum e il Museum Of Crimes Against Humanity And Genocide 1992-1995. Noi abbiamo visitato il primo, dedicato in particolare al genocidio di Srebrenica e ad una mostra fotografica sull’assedio. Vi consiglio vivamente la visita a questo museo e anche di portarvi dei fazzoletti; le testimonianze video sono davvero toccanti e scioccanti. Una visita imperdibile per capire l’orrore di questa tragedia così vicina.
Mai come in questo viaggio infatti mi sono trovata così vicina alla guerra. A casa nostra ce l’hanno raccontata i nonni, ma in fondo l’abbiamo percepita sempre lontana da noi. A Sarajevo invece la guerra è ancora lì: ce la potrebbero raccontare i nostri fratelli maggiori che hanno visto morire genitori o fratelli piccoli; ce la raccontano gli edifici rimasti immobili nel tempo e i cimiteri nel centro. Non è macabro turismo, è presa di coscienza, entrare in contatto con la realtà e cercare di capirla. Vi consiglio per questo di fare una passeggiata salendo sulla collina di Alifakovac fino ad arrivare all’omonimo cimitero, il più antico della città. Altrimenti è interessante anche il cimitero di Kovaći dove, sotto un’elegante struttura, riposa Alija Izetbegović (primo presidente della Bosnia Erzegovina dopo la dissoluzione della Jugoslavia). Sopra la collina si trova anche un locale all’aperto dove gustarsi un tramonto suggestivo bevendo qualcosa.
Un altro luogo legato indissolubilmente alla guerra – anche se mantiene un fascino contemporaneo che si distacca dal motivo che lo ha reso tristemente noto – è il mercato coperto della città, chiamato Markale. Qui il 5 febbraio 1994 scoppiò una granata che provocò la morte di 68 persone; oggi qui si trova una delle famose “rose di Sarajevo” e un memoriale con i nomi delle vittime. Proseguendo sulla Ferhadija, la grande arteria pedonale, si trova un altro importante simbolo della città: il Fuoco Eterno. Una fiamma che arde incessantemente dal 6 aprile 1945 – giorno della liberazione dal nazifascismo – e che da allora si è spenta solo durante i giorni dell’assedio per mancanza di olio.
Tra le cose da vedere a Sarajevo c’è anche l’ex biblioteca nazionale, imponente edificio sul lungofiume costruito tra il 1891 e il 1896 in stile pseudo moresco. Anche la storia di questa struttura è legata ormai alla memoria della guerra balcanica; la notte tra il 25 e il 26 agosto 1992 i serbi incendiarono deliberatamente l’edificio con tutto il suo prezioso contenuto. Questo vile attacco dalla valenza puramente simbolica toccò in maniera profonda la cittadinanza. L’edificio è stato poi ricostruito e riaperto nel 2014: oggi ospita la sede del municipio, uno spazio per eventi e il Museo sulla storia cittadina del Novecento.
Se siete interessati a continuare il percorso sui luoghi della memoria di Sarajevo vi consiglio una visita, pochi km fuori città, al Tunnel della Speranza. La galleria ricavata sotto l’aeroporto durante l’assedio e che ha permesso alla città di sopravvivere durante la guerra.
Ma il vero fulcro della vita cittadina, il luogo di attrazione per eccellenza dove passeggiare e da vedere a Sarajevo, anche avendo pochissimo tempo, è la Baščaršija: cioè la zona ottomana del centro storico – non alterato nella sua struttura originaria – dove farvi un’idea dell’anima della città. Qui convivono locali e botteghe tradizionali insieme a negozi e ristoranti dall’impronta più occidentale. Luogo di partenza è la piazza principale dove si staglia l’iconica fontana Sebilj, simbolo della città. Perdetevi nei vicoletti che si snodano attorno più e più volte per cogliere ogni sfumatura e sfaccettatura del centro, ogni angolo e cortile, di giorno e di notte. Senza farlo apposta potreste scoprire viuzze colorate come Ulica Luledžina, dove sedersi in uno dei tanti locali a fumare il narghilè.
Entrate nei vecchi caravanserragli, gli antichi luoghi di sosta per i mercanti e i loro cavalli che viaggiavano dal cuore dell’Europa all’Oriente, che oggi sono stati trasformati in centri di aggregazione per turisti e locali e sono animati da bar, botteghe e negozi. Il più famoso da vedere a Sarajevo in centro è il Moriča Han, originariamente costruito nel 1500.
Nel centro storico potete iniziare a scoprire il mondo musulmano e visitare le principali moschee della città: la moschea della Baščaršija (nella piazza principale), la moschea di Gazi Husrev Beg (l’esempio più rappresentativo dell’architettura ottomana in Bosnia) e la moschea Ferhadija, fra le tante. Quest’ultima si trova nella Sarajevo asburgica: sì, perché a pochi passi da tutto ciò che può ricordare l’oriente ed un mondo esotico e lontano, si torna in Europa, in un mondo a noi più familiare, dove si respira a pieno lo spirito mitteleuropeo e le sue caratteristiche architetture. Testimonianza della cultura cattolica sono la Cattedrale in Grg Martić e la Chiesa di San Cirillo e Metodio; ma nel segno della storia multiculturale della città si trovano anche la nuova Cattedrale Ortodossa e il Vecchio Tempio Ebraico.
Parlare di cosa vedere a Sarajevo implica parlare di storia, avete visto quanto è inevitabile.
Senza andare troppo nel difficile, se ci pensate bene, c’è un evento che sicuramente tutti ricorderete fin dalla scuola elementare e che ha cambiato il destino dell’Europa nel corso del Novecento. Vi dice niente l’attentato all’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando? Esatto, è proprio a causa di quanto successo a Sarajevo il 28 giugno 1914 che inizia la prima guerra mondiale. Il colpo di pistola di Gavrilo Princip scoppiò esattamente sulla riva destra della Miljacka, in corrispondenza di quello che oggi si chiama Ponte Latino.
Abbiamo salutato Sarajevo troppo presto, ma lo abbiamo fatto gustandoci una limonata di fronte ad un tramonto romantico dominando la città dall’alto.
Se avete modo, godetevi la città cercando di conoscerla senza fretta; passeggiate nel centro, riposatevi al parco in compagnia delle famiglie del posto, spingetevi un po’ fuori per vedere le costruzioni tipiche del socialismo (soprattutto nei quartieri di Grbavica e Ciglane), salite sulle colline circostanti per ammirare il panorama. Assaporate la vita di una capitale europea impregnata di luoghi comuni che sempre ce l’hanno fatta immaginare come il “luogo d’incontro tra Oriente ed Occidente”.
Sarajevo non è bella in modo convenzionale; non è come Londra o Parigi, ma saprà farsi amare e ripagherà coloro che andranno oltre le apparenze e scaveranno più a fondo.
[…] libro per essere trasportata nuovamente nelle atmosfere balcaniche, per rivedermi a passeggio a Sarajevo; e direi che Rumiz è riuscito a farmi vividamente rivedere me stessa per quelle […]
[…] Sarajevo […]
Sarajevo rievoca in ognuno di noi ricordi tristissimi eppure credo che siano proprio quei ricordi a rendere meritevole il viaggio. Perchè non bisogna mai dimenticare certe pagine buie.
Posso chiederti se vi siete spostati in macchina o con i mezzi pubblici? Sogno da tanto un viaggio del genere ma non guido.
Ciao Simona! La sua storia fa inevitabilmente parte del suo fascino. Comunque noi eravamo con l’auto e ci siamo mossi per Croazia, Bosnia e Montenegro. Se vuoi andare a Sarajevo la città si gira tranquillamente a piedi, e ci sono alcuni bus per le maggiori città vicine. Magari ci vuole un po’ di tempo ma non è impossibile 😉