viaggio in Marocco

Manca ancora qualche giorno alla partenza ma in realtà io mi sento in viaggio in Marocco già da qualche mese. E cioè da quando ho acquistato il biglietto aereo.

Sempre di più mi piace immergermi nella cultura e nella storia dei paesi che decido di visitare, viaggiare con la mente prima ancora che con i piedi, sentire odori, immaginare persone e le loro storie, vedere colori, strade e botteghe animarsi quasi come fossi già lì. Per questo prima di partire per il Marocco mi sono dedicata alla lettura di 3 libri che vi consiglio in caso vogliate organizzare un viaggio in Marocco, o comunque se siete incuriositi da questo paese.

viaggio in Marocco

“Marocco, romanzo” di Tahar Ben Jelloun

“Marocco, romanzo” di Tahar Ben Jelloun è un vero e proprio viaggio all’interno dell’anima di questo paese così complesso, così sfuggente e dalla mille sfaccettature. Un racconto fatto da tanti piccoli racconti.

Tahar Ben Jelloun è uno dei maggiori scrittori del Marocco, nato a Fès ed emigrato in Francia nel 1971.

Ci immergiamo nella vastità delle bellezze naturali del Marocco, dal deserto visto come custode e culla delle più antiche tradizioni del Maghreb, al mare visto come speranza, un affascinante miraggio. Si parla di furberie, ladruncoli, corruzione, ignoranza, ma anche ospitalità, generosità, ricchezza interiore pronta ad essere condivisa con lo straniero che decidere di aprirsi al Marocco e al suo popolo con onestà e rispetto. Dai paesini più sperduti ancora fermi al Medioevo, alla Tangeri cosmopolita e festaiola degli anni ’50 abitata da artisti, mecenati e scrittori europei e americani.

“Marocco, romanzo” è pieno di citazioni da appuntarsi. Citazioni che con la loro poesia cercano di svelare al lettore un mondo socchiuso, orgoglioso e geloso che tende a nascondere allo straniero certi suoi aspetti negativi ma ben radicati, mentalità e abitudini alle quali ormai il marocchino si è rassegnato ma che non vuole svelare al turista che invece deve saper cogliere solo gli aspetti migliori del Marocco.

Scene di strada in Marocco (da Flickr - pic by Carlos ZGZ)
Scene di strada in Marocco (da Flickr – pic by Carlos ZGZ)

“Il Marocco non si concede, non si dà. forse bisogna sorprenderlo nel sonno o quando è insonne, in una notte di luna piena. Il Marocco è un enigma da sedurre con garbo.”

“Le voci di Marrakech” di Elias Canetti

“Le voci di Marrakech” di Elias Canetti è un piccolo libro un po’ datato (le vicende risalgono al 1954) che ci trasporta nella più importante città marocchina e ci fa scoprire i suoi vari aspetti attraverso racconti ed episodi vissuti in prima persona dall’autore. Dall’incontro con i cammelli nei mercati cittadini, ai bambini di strada, ai sinistri mendicanti e ciechi, al quartiere ebraico, all’importanza dei marabutti, alla confusione dei suk e dei suoi caparbi commercianti, ai cantastorie così convincenti che ipnotizzano lo spettatore nonostante quella lingua incomprensibile.

“Accanto alle botteghe dove si vende soltanto, ce ne sono molte altre davanti alle quali si può osservare come gli oggetti vengono fabbricati. Così l’osservatore vede fin dall’inizio come si fanno le cose, e questo lo mette di buon umore. Perché fa parte del nostro desolante modo di vivere moderno l’esser costretti a ricevere in casa ogni cosa bell’e fatta, pronta per l’uso, come uscita da magici e orribili congegni. […] E’ una pubblica attività, è un fare che esibisce se stesso insieme all’oggetto finito. In una società che tiene nascosto così tanto di sé, che agli stranieri cela gelosamente l’interno delle sue case, la figura e il volto  delle sue donne e perfino i suoi templi, queste intensa ostentazione del produrre e del vendere è doppiamente affascinante.”

nel souk
Nel souk (da Flickr – pic by Matthew Paulson)

Siamo di fronte al Marocco di 60 anni fa, eppure leggendo questo libro penso che è proprio quello il Marocco che ancora nel 2016 mi immagino: la confusione, la povertà, i contrasti, i personaggi strani.

Lo troverò davvero così come mi aspetto il Marocco? Forse no, forse anche lui si è un po’ addolcito e lasciato corrompere dall’occidentalizzazione (almeno in certe località).

“Nel paese delle sabbie” di Isabelle Eberhardt

Il terzo libro che ho letto in realtà è ambientato in Marocco solo nelle ultime pagine (per il resto ci troviamo in Algeria), ma poco importo perché qui il vero protagonista è il deserto. “Nel paese delle sabbie” mette insieme vari racconti e appunti di Isabelle Eberhardt (svizzera di origine russa) che a soli 22 anni si è avventurata come una nomade nelle regioni più impervie del Nord Africa vestita da uomo: “vestita come si conviene ad una ragazza europea, non avrei mai visto niente, non avrei avuto accesso al mondo, poiché la vita esterna sembra essere stata fatta per l’uomo e non per la donna”.

deserto Marocco
Nel deserto de Marocco (da Flickr – pic by Thomas Maluck)

Un libro denso di descrizioni dettagliate dei paesaggi che la scrittrice attraversa lentamente a dorso del suo cavallo o di un cammello, in compagnia di varie tribù e personalità della gendarmeria e funzionari pubblici, persone comune e marabutti.

Sole, albe, tramonti, dune, cammelli, tende, tè, kif, luci, ombre, deserto, tanto deserto descritto con una poesia unica che ci trasmette il tutto quasi come fosse un grande sogno.

Film ambientati in Marocco

Dai più classici ai più insospettabili, sono molti i film ambientati in Marocco che potete vedere prima della partenza o dopo per rivivere luoghi diventati familiari.

Ecco alcuni dei principali film ambientati in Marocco:

  • Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci
  • Casablanca di Michael Curtiz
  • Marrakech Express di Gabriele Salvatores
  • Last Minute Marocco di Francesco Falaschi

Direi che questi sono i più famosi e i più classici, ma ce ne sono anche altri più recenti che non sapevo fossero stati ambientati in parte anche in Marocco, per esempio: The Bourne Ultimatum, L’uomo che sapeva troppo e Mission Impossible Rogue Nation.

Delacroix in Marocco

Se mi sono lasciata suggestionare dal Marocco anche sotto forma d’arte è anche grazie all’ultimo capitolo (una lettera in realtà) del libro di Tahar Ben Jelloun dedicata al pittore francese Delacroix che di questo paese si era innamorato.

Eugène Delacroix rimase folgorato dal fascino dell’Oriente esattamente nel 1832 quando venne invitato dal re francese ad un unirsi ad una delegazione per fare visita al sultano del Marocco. Testimoni del suo entusiasmo sono sette taccuini di schizzi e appunti ed un album di acquerelli.

taccuino Marocco Delacroix

Delacroix in Marocco matura dal punto di vista artistico; da questo momento il pittore riconosce ancora maggiore attenzione e importanza all’elemento luce. Luce che influenza e trasforma i colori, una luce unica che è riuscito a catturare solo nel Marocco e nel suo deserto.

taccuino Marocco Delacroix

Anche dal punto di vista umano Delacroix rimane colpito dal paese, dalla semplicità del sue persone e della loro vita: “[…] queste persone non possiedono altro che quel mantello dentro il quale camminano, dormono e vengono sepolti. Eppure hanno l’aria soddisfatta […]”.

Molte delle opere marocchine di Delacroix, come l’album con gli acquerelli, si trovano al Louvre di Parigi.

Sultano del Marocco - Delacroix

Grazie a tutte queste suggestioni, sopravvalutate o meno, non vedo l’ora di catapultarmi nella confusione delle stradine di Marrakech, di lasciarmi cullare dalla calma del deserto e meravigliare di fronte ai colori della città blu di Chefchaouen e alle geometrie degli zullayj tipici che formano incredibili mosaici.

Che dite, ho fatto venire anche a voi un po’ di voglia di Marocco?